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Porto San Giorgio 2012: le ragioni per Loira Sindaco.

5 marzo 2012, lunedì

Nicola LoiraIeri alla Sala Imperatori l’atteso confronto fra Nicola Loira (Partito Democratico), Sonia Capeci (Sinistra, Ecologia e Libertà) e Renato Bisonni(Partito dei Comunisti Italiani), che alle primarie di domenica prossima si giocheranno la candidatura a sindaco per il centrosinistra in vista delle elezioni ammistrative di maggio.

Il candidato del Pd, in pieno spirito di coalizione, si è proposto con discrezione e rispetto dei suoi competitor, senza sottolineare troppo l’enorme differenza di consapevolezza della macchina amministrativa, del tessuto sociale e delle tematiche sangiorgesi, che lo contraddistingue e a nostro avviso ne fa il candidato ideale per la nostra città.

Loira individua nelle primarie il mezzo più idoneo a risolvere la crisi di rappresentanza politica degli ultimi anni e a garantire la necessaria rappresentatività all’interno di una ampia coalizione; le sue priorità saranno quelle di ridare dignità alla politica per un rinnovato rispetto per la cosa pubblica,  una rivoluzione del buon senso per ricostruire un tessuto sociale fatto a brandelli dalla passata ammistrazione e – cosa più importante – la volontà di una riqualicazione complessiva della cittadina, che nei primi mesi del suo mandato sarà subito indirizzata a fare dell’area ex Grand Hotel una piazza, prima cartolina della nuova Porto San Giorgio.

Riguardo agli eventuali allargamenti al centro tutti i candidati si sono dimostrati disponibili a questa possibilità, forti della chiarezza e della sostenibilità economica del programma condiviso: tuttavia Loira ha sottolineato quanto per lui fosse importante essere il candidato che rispecchiasse la complessità di Porto San Giorgio assieme a quelle forze non compromesse con l’amministrazione Agostini, per non ritrovarsi ad essere maggioranza pur essendo una minoranza nella società.
Apertura al centro per un reale bisogno di rappresentare al meglio la città, quindi.

Durante le proposte di riflessione provenienti dal pubblico, Loira ha poi sottolineato quanto non sia più possibile gestire certe infrastrutture pubbliche come fossero di proprietà del politico di turno, come è stato disgraziatamente fatto negli ultimi anni.
E a proposito della questione Palasavelli: “Se abbiamo a cuore l’interesse della collettività non ci possiamo permettere di comportarci in maniera arrogante e poco lungimirante con certe società sportive, perché, al di là della nostra cultura sportiva e fede cestistica, in un momento sociale così difficile non ci possiamo permettere che questi palcoscenici, che queste società scelgano di andare verso altre piazze”.
Per il candidato democratico si dovrà consentire ai sangiorgesi, a chi fa attività sportiva agonistica e non, di farlo in maniera dignitosa negli impianti già presenti sul territorio.
Il piano regolatore permette poi di  immetterne altri a sud dal campo sportivo nuovo al depuratore, “senza mettere le mani sulla collina a sud e a nord, collina che per noi è un valore, un elemento caratterizzante della città e va preservata: per cui no alla cittadella sanitaria, no alla cittadella sportiva, no a questo tipo di speculazioni”.

Parlando dei servizi sociali, Loira ha poi sottolineato l’assurdità che negli ultimi anni ha fatto dei centri sociali l’oggetto di interesse politico da parte di alcuni amministratori della ex maggioranza.
I centri sociali sono vitali luoghi di aggregazione, non bacini elettorali!
Le nuove povertà, la questione giovanile devono essere affrontate con una passione reale, scevra da qualsiasi interesse di parte.
La questione giovanile non può essere strumentalizzata come fatto finora: non coinvolgere i ragazzi, non farli sentire protagonisti del futuro della propria città ha delle conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.

Il candidato Pd continua con la sua idea di Porto San Giorgio, che deve tornare a essere una bella città, ma senza volgere lo sguardo all’indietro: per far tornare i turisti è necessario creare le condizioni perché vengano.
E i turisti e una rinnovata vitalità del commercio arriveranno solo quando i sangiorgesi saranno contenti del posto in cui abitano.
La città dovrà essere bella: il lungomare nei prossimi anni dovrà tornare ad avere una sua riconoscibilità e le amministrazioni dovranno avere il coraggio di cambiarlo in maniera sostanziale nei prossimi anni; ad ogni modo l’arredo urbano dovrà essere più che all’altezza, la spiaggia e il verde pubblico dovranno essere salvaguardati.

Necessario diventa ora non più uno sviluppo (“basta quantità!”), ma un’attenzione mirata alla riqualificazione: con questa carenza di risorse tutti gli sforzi dovranno essere concentrati sull’abbellimento e non si potrà più parlare per slogan, le amministrazioni dovranno avere i piedi ben piantati a terra.
Rispondendo a una domanda precisa sullo sviluppo che si ha in mente, “il Parco marino del piceno sarebbe pure una bella idea, ma la marineria di Porto San Giorgio sarebbe l’unica che ne pagherebbe lo scotto economico: non si potranno fare i conti senza il loro parere”.

Per contrastare anche culturalmente la spinta egoistica di questi ultimi anni si dovrà interrompere quel circuito vizioso fatto di prebende agli amici e guerra alle associazioni non amiche, caratteristico della passata amministrazione: un circuito fatto di persone delegate a fare e disfare, altre premiate con ruoli superiori alle reali esigenze della città.
L’attenzione dovrà essere riposta verso tutte le associazioni culturali, anche no profit, che costituiscono il segnale di vitalità di una città: in questo senso il Liceo Artistico e alcuni suoi docenti, artisti di livello internazionale, devono essere considerati una vera e propria ricchezza.

Per concludere, ce la sentiamo di affermare senza tema di smentita che in quanto a competenza, conoscenza e interesse per la politica locale il Partito Democratico di Porto San Giorgio e Nicola Loira in particolare, con la sua riconoscibilità e statura morale personale su cui conviene ogni sangiorgese che lo conosce, meritino senza alcun dubbio la candidatura a sindaco per la coalizione di centrosinistra.
Il partito e Nicola si sono fatti carico del centrosinistra della città non da pochi mesi a questa parte, ma dal 2008, lavorando per gruppi di lavoro da quasi un anno a un programma economicamente sostenibile, sin da quando immaginammo che la precedente amministrazione sarebbe potuta andare in crisi, adoperandoci in ogni modo per la vittoria, perché è l’unica cosa che conta per poter cambiare il volto che sta prendendo la città.
Siamo un partito forte, coeso e organizzato, che può contare su tante individualità riconoscibili in lista e in un ampio gruppo dirigente che si incontra frequentemente, sempre disponibile a lavorare senza tornaconto personale.

La vittoria delle primarie è il primo indispensabile passo che tra due mesi, al di là delle convinzioni ideologiche di qualcuno, porterà Nicola a vincere le prossime elezioni per il bene della città.

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Mi è caduto il sindaco Agostini!

9 settembre 2011, venerdì

Mi è caduto l’Agostini!
M’è caduto sul più bello!
Ma come!? Io aspetto tre anni e mezzo per vedere uno straccio di risultato che sia uno, e in undici su venti ve ne andate via dal Consiglio? Vi svegliate una sera e il mattino dopo tutti a presentare le dimissioni?
Persino cinque dei suoi?
No, signori, così non si fa.
Questo è un sabotaggio bello e buono.

Porto San giorgio avrebbe meritato consiglieri migliori, che avrebbero dovuto sopportare con la calma dei forti che non li si convocasse da mesi. E che diamine! Un po’ di pazienza!

Ci mancherai, Andrea.

Ci mancherà come giravi per la città con quell’aria da podestà con il collo di tua moglie sotto il braccio. Che italico carisma!
Da un lato ci faceva sentire tutti più insicuri (lo sai di essere un bel bocconcino), dall’altro provavamo un po’ di invidia per tutto quel potere che con il tuo piglio deciso dimostravi avere.

Ci mancheranno le tue promesse assurde per favorire pochi, che riuscivi a far passare per conquiste per l’ultimo dei cittadini. E la tua maggioranza ti seguiva!
Sì, un giorno, quando conveniva pure a loro, i consiglieri di maggioranza ti seguivano.
E a nulla valevano quegli alterchi continui in Consiglio e sulla stampa! Quando c’era da votare, un tempo loro lo facevano, maledetti!

E ci mancherà soprattutto lo sguardo dolce di tua mamma, la mamma un po’ di tutti.

L’unica soddisfazione che ci rimane ora è che avrai più tempo per le tue amate passeggiate.

di marco gattafoni

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Lars von Trier e un auspicabile suo lungo esilio dopo quelle parole su Hitler

23 Maggio 2011, lunedì

Godo!

C’è tanta gente che quando meno te lo aspetti tira fuori i propri vergognosi fantasmi, spesso quando è sotto pressione, e poi magari prova a buttarla sul ridere.
Ecco, questa gente sarebbe bene fosse punita dal mercato.

Non sarebbe nemmeno necessario dare un rapido sguardo a certi articoli e commenti in giro sul web e in particolare su youtube per capire quanto sia giusto che all’estero -fra persone civili e in pubblico- quando tocchi certi argomenti in un certo modo socialmente ti condannino a morte.

Solo in Italia le parole possono non avere conseguenze di alcun tipo.
E’ perché noi italiani abbiamo il senso del ridicolo e della gravità di certe affermazioni distorto da tanti anni di distinguo a reti unificate o dal sentire sminuite da scribacchini asserviti le centinaia di sparate annue di Berlusconi e La Russa, Bossi e Giovanardi, che quasi nemmeno la metà meno marcia di paese se ne risente più.

E’ chiaro a tutti che siamo noi l’anomalia?

di marco gattafoni

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La Russa, il Pdl e il bene comune.

23 novembre 2010, martedì


Vi sembra possibile?
Questi del Pdl hanno completamente perso il contatto con tutto.

Ciò che opportuno, ciò che è accettabile, la dignità personale, il rispetto, la realtà delle cose.

Tutto tranne il bene comune.
Quello non l’hanno proprio mai preso in considerazione.

marco gattafoni

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La nuova campagna valori di Fini 2009-2010 a Vieni via con me

15 novembre 2010, lunedì


Nazionalismo, patria, senso sello stato, etica pubblica, stato senza clientele, legge uguale per tutti, magistrati antimafia, chi sbaglia paga, chi fa il proprio dovere verrà premiato, contro il malcustume della classe dirigente, l’uguaglianza dei cittadini garantita dal punto di partenza e merito: questi sono i valori della destra in cui si è riconosciuto Fini nella trasmissione Vieni via con me del 15 novembre 2010.

Sì, avete capito bene, lo storico segretario del partito delle clientele e delle corporazioni, che tutto perseguono tranne l’uguaglianza del punto di partenza dei cittadini, il fido leccaculo per sedici anni di un tycoon mafioso ridicolo che ha portato l’economia e il senso dello Stato sotto zero, l’evasione e l’abuso edilizio ai massimi, che ha umiliato tutte le istituzioni e ha foraggiato la compravendita dei posti in parlamento, che ha piegato lo Stato a suo vantaggio in ogni modo e lo ha fatto sfacciatamente ricattando e cercando di comprare personalità a qualsiasi livello.

Se ancora non aveste compreso, tutto questo Berlusconi lo deve proprio a Fini, sempre attento a difendere quei valori fra sé e sé, pronto a rilanciarli in diretta televisiva un giorno.
Fini che, per quei valori, nel corso degli anni si è scelto come alleati un onestuomo come Berlusconi e Bossi, un signore volgare che da anni si pulisce il culo con il tricolore e che non si riconosce nella stessa patria del nostro tanto Gianfranco amico.
Buona coscienza a tutti.

di marco gattafoni

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Perché sarei andato a Firenze da Renzi e Civati

6 novembre 2010, sabato


Non conosco abbastanza Matteo Renzi per poterne tessere le lodi a cuor leggero.
Conosco piuttosto bene Pippo Civati, però, del quale apprezzo temi, costanza e coerenza del discorso politico.
A seguire ogni battuta via streaming non c’è dubbio: sono due ottimi intrattenitori.

Posseggono entrambi quella allure che ci fa superare di slancio i dubbi sulla loro ambizione.
E poi penso: cosa c’è di male nell’ambizione quando non scade nella distruzione, nell’incoerenza, nella bassezza, nei comportamenti poco etici?

Non abbiano paura i cari compagni del direttivo del circolo Pd del mio comune (Porto San Giorgio), non è rottamazione di chi ha vinto legittimamente il congresso, non è demolizione dell’operato della segreteria e del Pd tutto a fini personali.

E’ piuttosto una riunione molto sentita, propositiva e piena di ideali a supporto del partito!
E non si tratta in alcun modo di nuove generazioni vs status quo, ma -ad esempio- di un discorso serio sulle deroghe alle regole dello statuto riguardo il numero di legislature in Parlamento.

Queste regole che ci siamo dati tre anni fa prevedono un massimo di tre legislature o una chiara motivazione per deroghe a questa norma per un massimo del 10% di tutti gli eletti in Parlamento.
Purtroppo attualmente le deroghe hanno sforato il 25%, peraltro senza che sia stata addotta alcuna motivazione.

Non temiate che qualcuno metterà in discussione qualcun altro per ragioni anagrafiche.
In gioco non c’è l’età dei politici, ma le buone pratiche per le candidature locali, per limitare al massimo i giochini con le tessere.

Non è l’età, ma è far vedere all’esterno, anche a costo che a Bersani possano girare le scatole, che una bella fetta del partito, anche già molto strutturata, è molto propositiva e decisamente favorevole ad alleanze naturali fondate sui valori, modalità che molti di noi pensano ci avvicinerebbero, e di molto, alla base.

Il partito non è un casermone immobile che lascia ragionare solo la segreteria, un gruppo molto ristretto di persone che finora ci ha relegato a risultati mediocri (il 24%!).
Il modello verticistico di segreteria non solo non funziona, ma è concettualmente perdente.
Il mondo, l’Italia sono molto più complessi di quanto possa soltanto immaginare il politburo ufficiale.

Non possiamo più permetterci di continuare a frustrare le ambizioni delle intelligenze dalle competenze eccellenti che chiedono solo di essere usate, di non essere messe da parte per “cause di forza maggiore”.
E’ l’idea del dover “aspettare il proprio turno” che è marcia, è il decidere chi vada bene o no per l’agone politico sulla scorta delle presunta forza che avrebbe sul territorio che è odiosa, è il non proteggere le risorse di punta da votazioni minate dai giochi delle tessere che ora è inammissibile.

Personalmente sogno un partito, una democrazia interna al partito che costringa gli iscritti a votare solo dopo aver assistito al dibattito fra i candidati. E, guarda tu, perfino che le nomine politiche per enti e partecipate siano decise con maggioranze bulgare e motivazioni pubbliche oppure fatte scegliere alla base degli iscritti.

A Bersani chiedo di andare a Firenze ad abbracciare i suoi figli più irrequieti e volenterosi.
Si apra alla novità, ai diritti, alla chiarezza di intenti e valori.
Ci regali l’adesione totale ai valori di quei milioni di elettori che alle scorse elezioni hanno abbandonato il partito democratico a causa del suo cerchiobottismo.
Vedrà che balzo in avanti nei sondaggi!
Esiste anche il Pd che ha perso il congresso e che non è d’accordo con la linea attuale e con la china di sopravvivenza che a volte sembra aver preso chi ha le redini del partito. E non pensi che anche chi lo ha votato non sia almeno parzialmente deluso.

Come ha sostenuto qualche ora fa Francesca Fornario dal palco di Prossima fermata: Italia: “Come fa a conquistare dei voti un partito che non suscita l’entusiasmo nei suoi elettori? Riprendiamo i temi che sono cari ai nostri elettori!”

Bersani ricordi agli italiani che la distanza fra la linea della segreteria e quella ampiamente diffusa degli scontenti è minima.
Io lo so.
Il nostro segretario non sprechi questa occasione. Faccia un favore all’Italia e lo dica forte a Firenze domani.
Ci saranno almeno 4500 persone ad ascoltarlo dal vivo e almeno 20000 in streaming.
Cifre di tutto rispetto che porteranno in dote una eco mediatica potenzialmente dirimente.

marco gattafoni

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Crescita annuale del Pil: l’Italia è lontana ultima fra i G7 (e i Tg di regime fanno melina)

19 agosto 2010, giovedì

direttore Tg1
Sinceramente, a non voler ascoltare o leggere altro, la costanza settimanale -che dico!?-, giornaliera dei microdati macroeconomici nei telegiornali, uno si sentiva fiducioso e fiero per le ottime performance dell’italica progenie, guidata da un condottiero con mille macchie, sì, che fa della macelleria sociale, sì, molto più impegnato a sferzare il parlamento per coprire le sue beghe con leggi apposite che spesso sforano nell’incostituzionalità che a pensare a leggi che servano a far girare meglio e più giustamente il paese, certo, ma -perdio- quella politica raffazzonata tutta favori ai potenti e scudisciate ai signor nessuno evidentemente non stava nuocendo ai dati macroeconomici!
Dati sempre ingiusti con gli stipendiati e i piccoli imprenditori quando c’è un governo di destra, ma tant’è, i dati sono buoni, no?!?
No.

Il Pd lo ripeteva da una vita: troppo poco, troppo poco, con il Pil crollato di 5-6 punti percentuali a questi ritmi non si ritorna da nessuna parte. Ma sono politici avversari -pensavo-, in cerca delle pulci.
E invece no, avevano ragione.

Per cui, quando sentirete di nuovo una di quelle frequenti good news stampo Tg1-Tg2-Tg5, che segnaleranno quanto siamo cresciuti la seconda settimana di settembre rispetto all’anno scorso, oppure che siamo i primi al mondo nell’esportazione della conserva di pomodori, ricordatevi che nell’ultimo anno, tra i grandi, siamo gli ultimi!
Giugno 2009/giugno 2010: Germania (3,7%), Usa (3,2%), Giappone (1,9%), Francia (1,7%), Gran Bretagna (1,6%), Italia (1,1%).
Non sono pronti i dati del secondo trimestre per il Canada, che però nel primo trimestre era già cresciuto dell’1,4%. Assolutamente fuori portata.
Questa sarebbe una notizia non relativizzabile, ma non esattamente funzionale alla politica di molti tg.
Questa è una notizia che non sentirete in tv se non siete frequentatori di Raitre o La7.

Se riportaste questo dato anche in giro con un risolino a chi vi dice che l’economia italiana va bene, mi fareste cosa gradita.

Un esempio, potreste dirgli/le: “Ah, c’è ancora qualcuno che crede ai Tg? Senti, fatti e facci un favore, vatti a informare su internet. Nei G7 siamo buoni ultimi in quanto a crescita! Continua pure ad essere preso in giro, prima o poi ti si accenderà lo special del coglione scritto sulla fronte e lo sapranno tutti che credi a questa banda di farabutti che ci governa e ai relativi paraninfi che si fanno chiamare giornalisti.
Se hai un po’ di coraggio, il giorno delle elezioni chiamami dicendomi chi hai votato.
Ecco il mio numero. Io mi scrivo il tuo nome: mi aspetto una tua telefonata, sennò guarda che chiamo io!”.
A costo di farmi odiare, io lo faccio.

Sono disposto a chiudere con chi non si accorge che rischio di rompere un’amicizia o conoscenza per delle ragioni profonde ed “incontestabili”, per dei motivi veri, per l’Italia.
Questo scarto nei normali rapporti umani non può essere solo l’esito di naturali differenze nelle convinzioni politiche.
Certe domande qualcuno se le dovrà porre!
“Perché costui mi tratta così male? Non eravamo amici? Non ci conoscevamo da una vita? Perché sembra odiarmi?”
Perché arrivati a questo punto vuol dire che mi devi delle spiegazioni sulla tua persistente ignoranza o idiozia anche di fronte all’evidenza, oppure me le devi sulla tua statura di essere umano e onesto!

di marco gattafoni

P.S.: Prove a carico (l’articolo l’avevo già scritto prima)

Tg2 ore 20:30, ieri.

Conduttore: “Dati sull’economia mondiale e sul ritmo di crescita del reddito nazionale. In testa la Germania, l’Italia ha avuto una crescita nel secondo trimestre di quest’anno dello 0,4%, la fiducia riprende fiato. Comunque gli italiani ricominciano a comprare casa”.

Servizio: “La crescita c’è, a trainarla è la Germania.
Si conferma la ripresa dell’economia nei paesi OCSE e la spinta arriva da Berlino con il risultato migliore dalla riunificazione del 1990. Fra aprile e giugno il Pil nell’area OCSE è aumentato del 2,8% rispetto allo stesso trimestre del 2009. In Germania la crescita da aprile a giugno è stata del 3,7% su base annua e 2,2% sul primo trimestre 2010. Uno sprint basato soprattutto sulle esportazioni. Bene anche la Gran Bretagna a +1,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Inferiore alle attese invece la crescita negli Stati Uniti e in Giappone.
Tra i sette paesi con le economie più avanzate l’Italia cresce dell’1,1% su base annua e dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, in linea con le stime fornite pochi giorni fa da Eurostat.
E a conferma di una ritrovata fiducia aumentano le richieste di mutui per la casa da parte delle famiglie italiane.
A marzo i finanziamenti erogati sono cresciuti dell’8% rispetto all’anno precedente grazie al calo del prezzo degli immobili e ai bassi tassi d’interesse”.

(e a confermare l’ottimismo, di seguito, ndr)

Conduttore: “Saranno notevoli i benefici in termini di stabilità finanziaria e di crescita derivanti dalle regole sul capitale bancario imposte dalle norme cosiddette di Basilea 3, lo ha dichiarato Mario Draghi…”.

La notizia che siamo ultimi, lontani dai penultimi fra i G7, per quanto riguarda la crescita è sfuggita.
La domanda che vi pongo è: voi a leggere le parole del Tg2 l’avevate intuito?
Sembra un trionfo, piuttosto. C’è crescita! C’è fiducia!
Si mettono a confronto il rapporto fra stime e risultati invece che i dati reali e si parla più dell’ultimo trimestre che dell’ultimo anno (Italia “in linea con le stime fornite pochi giorni fa da Eurostat”, “inferiore alle attese invece la crescita negli Stati Uniti e in Giappone” (per l’ultimo trimestre, ndr)) .
Anzi: non si mettono volutamente a confronto i dati annuali.
Eppure erano facilmente ricavabili e decisamente più significativi.

Quel “tra i sette paesi con le economie più avanzate” è usato per far associare inconsciamente l’Italia a un concetto positivo, peccato fra questi paesi l’Italia sia ultimissima!

Questa è la norma nell’attuale televisione degli schifosi ruffiani di regime.
Succede sistematicamente con i dati economici, come abbiamo visto, ma anche con gli atti dei processi a carico di Berlusconi e dei politici o sodali che ha personalmente scelto, elementi nominati per conoscenza o riconoscenza che vanno a comporre il nostro bel parlamento o sono comunque classe dirigente di questo disgraziato paese; succede con i problemi del territorio (pensate anche solo al diverso trattamento dedicato all’immondizia di Napoli e a quella di Palermo); succede con gli scandali da basso impero che ci espongono da tempo allo scherno internazionale, ma assurgono a tormentoni mediatici solo quando riguardano le scappatele di esponenti dell’opposizione (Sircana e Marrazzo).
Le omissioni, le dimenticanze (con i berlusconiani) e l’accanimento (con l’opposizione) nella tv di regime sono la regola, in Italia.
E’ ora che la questione assurga al titolo di vergogna nazionale.

Gran parte del nostro giornalismo e la creduloneria del nostro popolo sono le nostre attuali vergogne nazionali. All’estero della nostra creduloneria parlano tutti.
Conoscono Berlusconi, lo disprezzano e lo considerano per quel che è, un farabutto corruttore.
Non si capacitano della nostra povertà valoriale, però.

Per quanto riguarda il giornalismo asservito, spero infine che le colpe dei padri che svendono la loro autonomia ricadano un giorno sui figli, se questi, pur anagraficamente in grado di condannare pubblicamente l’operato dei loro genitori, non lo fanno.
Corrado, Sabrina e Caterina Guzzanti docent.

E ora chiamatemi pure intollerante.

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Veline vecchio stampo e i “soliti froci” al Tg5

12 agosto 2010, giovedì


Ma com’è che ogni maledetta volta che mi tocca guardare il Tg5 succede qualcosa di disgustoso al suo interno?

Ore 20:25 di ieri. Il tg si interrompe per una dichiarazione di Berlusconi sulla non liceità di nuove maggioranze.
Un minuto.
La lettura, parola per parola, della dichiarazione di Berlusconi è durata quasi un minuto!
Immaginate la scena: il conduttore legge la velina governativa appena arrivata e questo comunicato dura “televisivamente” una vita!
Sinvergüenzas!

A seguire il servizio sull’allontanamento dei due omosessuali che si baciavano sulla spiaggia di Capocotta.
Si baciavano solamente? Stavano avendo un coinvolgimento superiore alla norma accettata (per due ragazzi dello stesso sesso)? Le solite verità contrapposte.
Tendo a considerarlo di relativa importanza. Fatti loro.

Nel servizio il commento è affidato alla ggente.
Risultato? Tanti gli intervistati, solo a uno non avrebbe dato alcun fastidio; gli altri, chi più, chi meno, si sarebbero detti facilmente turbabili da certi spettacoli.
Il senso era sempre questo: “se si mettono in mostra”, “se esagerano è giusto che vengano allontanati…”, “davanti ai bambini…”, etc etc.
Nota bene, nessuno sembrava essere stato presente al fatto, evidentemente riportato dal giornalista.
A proposito, quali erano le domande alle quali hanno risposto?
Non solo, quanto accaduto a Capocotta è accostato, verso la fine del servizio, all’allontanamento di una signorina a quanto detto colpevole di essere troppo sensuale mentre si spalmava la crema in topless.
E anche lì sterotipi sessisti alla “se la donna è bella, va bene se si mette in topless”.

Niente male per un telegiornale: nessuna importanza dedicata ai fatti, luoghi comuni a go-go, stereotipi, un trionfo!

Quanto di peggio potesse accadere dopo un (chissà, forse) atto discriminatorio: l’omofobia “passa”, “sfonda” in prima serata.
Il veicolo? La ggente.
L’ha detto la ggente, i giornalisti dal padrone sessista e omofobico non c’entrano niente.

Ordinaria amministrazione al Tg5.

di marco gattafoni


(sfuma…)
-Reprise-
Pareggiamo.
Sabato scorso, ore 22:30 della Notte rosa, una serata decisamente trafficata a Porto San Giorgio, ho visto due giovanetti in mezzo alla strada, appoggiati ad una macchina.
Le auto passavano a 10 all’ora per guardarli.
Lui, baciandola, le metteva mani sui seni e dentro altro.
Chissene? Sì, chissene!

Se anche i gay “svelati” si scoprisse tendono ad essere in proporzione meno riservati degli etero in quanto a effusioni in pubblico, questo lo si dovrebbe, a mio modesto avviso, a un sentimento di affermazione della propria identità in un contesto fortemente denigratorio, per molti paralizzante.
Passati i primi timori adolescenziali, anche io mi sarei goduto il mio amore meno convenzionale con maggior gioia e sentimento di libertà, e probabilmente non mi sarei mai limitato nei baci da dare al mio ragazzo.

Alcuni degli omosessuali post coming out credo si sentano cittadini liberati, come molta gioventù negli anni sessanta.
Credo si sentano persone ormai libere dal giogo dei valori imposti, libere dai moralismi che li vogliono segregati, nascosti, chiusi nei loro locali, lontani dagli occhi dei semplici, dei bigotti, dei poveri di tutto.

Quel genere di servizi giornalistici descritti sopra non sono però solo una questione di bigottismo e misantropia.
E’ una questione di potere, di deformazione, di esasperazione consapevole dei costumi degli italiani.
Di un Italia che si vorrebbe allineata verso il basso del qualunquismo, della banalità, del “lo dice la tv”, della maleducazione.

Servizi come questo, le persone che l’hanno pensato e montato, hanno contribuito come poche altre cose al decadimento culturale e politico degli ultimi venti anni.
Tutto il genere mediaset delle interviste per strada funziona da riaffermazione di valori, da rassicurazione del dio politico-mediatico alle convinzioni del proprio popolo, uomini e donne che non ho il timore di definire o culturalmente disagiate o eticamente deprecabili.

Tutto per fare il gioco del padrone, che sui disvalori della discriminazione e del pensiero istintivo dell’elettorato conta.
L’umanità delle sue televisioni, lontana mille anni dalla politica, è il mattone più effiace per le sue vittorie.
Il dipingere un’Italia dai costumi, pensieri, aspettative e ideali bassi, addirittura infimi, è questione strettamente funzionale al suo potere.

Per il potere politico ogni atto è lecito.
Sarebbe assurdo se ci fosse qualcuno che ancora se ne sorprende.
Lo sa bene e lo ripete con altre sfacciate parole il presidente emerito estremamente unto.
Pace, un giorno, all’anima fascista sua.

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I baci proibiti del Tg5 di Cristina Parodi

8 giugno 2010, martedì

la benestante moglie di Giorgio Gori
Per la prima volta dopo mesi ieri sera incrocio il Tg5 serale.

Ore 20:25, la giovane Cristina Parodi ci parla di “baci proibiti”.
Il servizio parte prendendo spunto dall’ennesima performance evidentemente antiomofobica fra attrici/cantanti d’oltreoceano dello stesso sesso, in questo caso Sandra Bullock e Scarlett Johansson, e di lì la carrellata dei precedenti e i commenti italioti di Nancy Brilli e Alba Parietti, contrarie alla “moda della trasgressione”.

Sorvoliamo, ma la spigliata Cristina Parodi ci dica cosa intendeva con la sorridente espressione “baci proibiti”.
Grazie.

marco gattafoni

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Giornalismo partecipativo pregno di omofobia? Il paradosso di Citizen Report della Rai

15 aprile 2010, giovedì


Nella notte di martedì è andata in onda su RaiTre la prima puntata di Citizen Report, tramissione Rai Educational, diretta da Giovanni Minoli.

Citizen Report è descritto dai suoi curatori come progetto di giornalismo partecipativo di Rai Educational.
Se questo può essere vero per il blog, decisamente non ritengo sia considerabile tale il programma televisivo.

E’ un vero e proprio contenitore giornalistico con un tema settimanale e con scelte redazionali del tutto autonome dalla valenza dei contributi.
La giornalista Federica Cellini non solo compone la selezione dei filmati, ma arriva persino a distorcerne il senso.

Decisiva la trascrizione delle prime fasi della trasmissione.

L’incipit è un filmato montato dagli autori, un pout pourri di vecchie pubblicità con famiglie di ogni tipo.

Federica Cellini: “Ma davvero la famiglia italiana oggi è cambiata così come la racconta la pubblicità? Cos’è oggi la famiglia, che ruolo ha nel nostro paese? […]
Con noi collegati in webcam i blogger della nostra community […] con filmati che hanno girato e montato hanno provato a rispondere a una call. […]
Abbiamo ricevuto sollecitazioni stimolanti e provocazioni sorprendenti. A cominciare da questa. E’ il 13 giugno del 2009 e siamo sul palco del Gay Pride.

(Parte il servizio. Il presentatore dal palco presenta Luca Possenti delle famiglie arcobaleno). “Quando diciotto anni fa feci il mio primo coming out con la mia famiglia, quello che dissi fu: “Io sono felice così come sono, l’unica cosa che mi dispiace è di non poter avere figli”. Questo la dice lunga su quello che ci inculcano sin dal primo giorno di vita. Adesso per fortuna la cosa è cambiata. Dopo quasi diciotto anni sto per diventare padre” (urla di approvazione dal pubblico sotto il palco. Qui termina il breve filmato che funziona più che altro da spunto. Si ritorna in studio).

Federica Cellini (in questo dialogo immaginate per lei la stessa sistematica disapprovazione cadenzata al termine della frase che ha la Valeria di Tutti pazzi per amore 2, interpretata da Camilla Filippi, quando parla con il Paolo Giorgi di Solfrizzi nelle prime quattro puntate della serie):
Cosa vuol dire esattamente “sto per diventare padre”? Noi lo chiediamo direttamente a lui, Luca Possenti (che non è l’autore del filmato, ma il soggetto ripreso).
LP: – Francesco ed io stiamo tentando già da un po’ di avere un bambino tramite gestazione di sostegno o surrogacy, che ovviamente in Italia non si può ”
In Italia non si può. Perché? Cos’è esattamente la surrogacy? Come funziona?
– Siamo andati in Canada e attraverso un’agenzia abbiamo trovato una donatrice che donerà l’ovulo, e una portatrice, ovvero una donna che porta avanti la gravidanza al posto nostro
Insomma, chi è la mamma? Come l’avete scelta?
– La mamma non è la mamma. E’ lei per prima a non definirsi mamma. Noi in realtà abbiamo scelto quasi istintivamente, non è che ci siamo messi lì a vedere quanto era alta. E’ stata una cosa molto istintiva. Non voglio dire che è come quando ti innamori di una ragazza, però comunque è stato così. L’abbiamo vista e abbiamo detto “Sì”.
Ecco, l’avete vista, ma vi siete conosciuti? Avete visto una foto?
– L’abbiamo vista inizialmente sui profili anonimi, poi abbiamo chiesto di poter avere lei, l’hanno contattata, lei ci ha accettato, dopo di che ci vediamo in webcam, ci siamo visti anche dal vivo. Stessa cosa per quanto riguarda la portatrice, solo che lì è lei che sceglie noi. Noi dobbiamo rimanere in attesa che ci sia una donna che vuole lavorare con noi.
Luca, tu usi parole molto forti: la mamma è una portatrice, parli di una donna disposta a lavorare con voi. Non ti sembra che ci sia una prevaricazione?
– Non la vedo assolutamente in questo modo. Le tecniche che stiamo utilizzando sono le tecniche che sono nate per aiutare le coppie eterosessuali ad avere figli, le coppie eterosessuali che hanno problemi di fertilità, quindi alla fine considero noi come una coppia che ha problemi di fertilità.
Poi questo bambino di chi sarà figlio?
– Quando lo porteremo in Italia sarà figlio ovviamente, per quanto riguarda la legge italiana, solamente del padre biologico.
Ma come vivrà con due padri? Non pensi che gli mancherà la figura materna?
– I ruoli paterni e materni vogliono farci credere che sono divisi a seconda del sesso biologico. In realtà non è così. Il bambino ritroverà i vari ruoli divisi all’interno della famiglia.
Che famiglia sarà la vostra? Come te la immagini?
– Sarà una famiglia normalissima. Anziché avere un padre e una madre avrà due padri, ma questo penso che sarà l’unica cosa differente dalle altre famiglie.
L’avete sentito (rivolgendosi al pubblico): Luca dice che l’unica differenza è che questo bambino sia figlio di due padri. A voi sembra una differenza irrilevante? Sicuramente la storia di Luca muove molti interrogativi ai quali non sempre c’è risposta.
A me, ad esempio, ha colpito sentire Luca usare parole forti: parla di una mamma come di una portatrice, parla di una donna disposta a lavorare con loro per mettere al mondo un figlio. Quella delle unioni omosessuali resta comunque una questione molto, molto interessante sulla quale ci piacerebbe andare a fondo ed ascoltare altre voci al punto che stiamo pensando di lanciare sul nostro sito un’altra call dedicata a questo tema.

Dunque, anche a voler mettere da una parte il tipo di giudizio fortemente moraleggiante, a mio avviso omofobico della giornalista, giudizio che si evince con evidenza dal dialogo, ella qui interloquisce non con chi ha messo in rete il filmato, ma solo con il suo soggetto.
Chi fa giornalismo qui? Che c’entra il giornalismo partecipativo?
Se a questo aggiungiamo la finta diretta della trasmissione -gli autori dei filmati sembrano attendere il loro turno in webcam-, la poca importanza giornalistica dei filmati, e sopra ogni altra cosa la scelta di pensarla in modo palesemente contrario allo spirito del filmato e al suo stesso soggetto, è chiaro che la cifra del programma sia ancora tutta da valutare.

L’ultimo punto in particolare credo stravolga il concetto stesso di giornalismo partecipativo.

Come a sottolineare la contrapposizione fra scelta redazionale e giornalismo dal basso, un servizio evidenzia, poi, il primato della scelta degli autori sulla bellezza o sulla valenza dei contributi: “Volevamo raccontarvi la quotidianetà della classica famiglia italiana e abbiamo trovato Barbara(che ha spedito loro un filmino di famiglia con cinque figli, sorridente e piena di ottimismo).
Per la cronaca, a Federica Cellini tanto basta a definirla “blogger”.

Mi spiace, Minoli, molto dovrà cambiare per far acquisire un minimo di credibilità a Citizen Report.

di Marco Gattafoni

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Chi è il responsabile di quegli interminabili minuti di pubblicità gratuita a Poste Italiane nella rubrica “Orso o toro” di RaiNews24?

14 aprile 2010, mercoledì


Martedì 13 aprile, ore 17:30. A RaiNews24 è l’ora della rubrica Orso o toro.

Ospite in studio Luca Leoni, responsabile della funzione Marketing Intelligence di Poste Italiane.

Costui parla tanto e approfonditamente (grazie alle domande compiacenti del conduttore) del gran ventaglio delle loro offerte bancarie e di risparmio postale.
Non so quanti prodotti abbia esposto realmente.
Tutti di grande successo, tutti di grande sicurezza, tutti per i “giovani”.
Credo una decina scarsa di minuti.
Non finiva più.

E poi sono in tanti. Un terzo dei giovani ha a che fare con Poste Italiane, annuncia compassato e fiducioso nel futuro Luca Leoni.

Domanda dopo domanda il conduttore Mario Fiorenza sembrava alzare delle facili schiacciate per questo signore. Nessun contraltare, nessun dubbio. Ci saranno tante offerte per le carte prepagate, un conto corrente online come investimento e via andare.

Il nostro sembrava interessato solo alla propaganda commerciale del responsabile marketing di uno dei gruppi più importanti d’Italia. E qui parliamo di risparmi per tanti, tanti miliardi di euro.

Era chiaro come il sole che il dottor Leoni poteva dire tutto ciò che voleva, che le domande erano congegnate per lasciargli continuare il discorso sugli incredibili e agili e convenienti prodotti della banca gialla e blu.

E allora domando: chi ha pensato a questo incontro? Chi ha legittimato questa impostazione? A quale pro?
E’ sempre così ogni settimana, così con ognuno di questi grandi gruppi bancari?
Ho sentito che il giorno prima avevano avuto come ospiti quelli di Unicredit.
Mi chiedo: quanto vale uno spottone del genere, un’intervista in questi termini  in una rubrica economica?

di marco gattafoni

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Come sarebbero andate le regionali 2010 con un Pd diverso

29 marzo 2010, lunedì


Ore 22:30 Lazio in bilico, Piemonte quasi perso.

Non possiamo pensare che il dato politico possa essere influnzato troppo dall’esito finale di queste due regioni, che alla fine abbiamo perso.

Il dato è che con questo vento di crisi e con la risposta inesistente del governo, noi di centrosinistra queste due regioni governate bene avremmo dovuto conquistarle a mani basse.

Visto che non è successo, uno si chiede perché.
I primi due motivi che mi vengono in mente sono questi: uno, l’incredibile e sfacciato dominio mediatico della destra; due, lo sguardo miope del Partito Democratico degli ultimi sei mesi.

Per esempio, il Pd ha deciso di rischiare la sua credibilità con tutta la sinistra italiana decidendo di sostenere Boccia alle primarie pugliesi, un candidato sostenuto dall’Udc, nonostante gli uomini di Casini non avrebbero accettato poi il nome di Vendola, uomo benvoluto da tutta la base democratica.

Il Pd ha deciso di rischiare la sua credibilità nelle Marche dribblando le primarie e decidendo a tavolino di favorire da Roma l’alleanza con l’Udc nonostante questi ultimi -fra le altre- avessero posto come una delle condizioni quella di non volersi apparentare con partiti con la falce e martello nel simbolo.

Il Pd ha deciso di rischiare la sua credibilità con tutto l’elettorato che si definisce di sinistra in tutte quelle regioni in cui non si è posto al centro dello schieramento di centrosinistra ponendo all’attenzione dei possibili alleati un programma centrato sulla difesa del lavoro, dell’ambiente, dei servizi alle classi più deboli, della scuola e dell’acqua pubblica, centrato sulla meritocrazia degli incarichi pubblici (appalti e assunzioni), sulla trasparenza dei bilanci e sulla trasparenza della mobilità all’interno del partito.

Voglio un Pd diverso! Un Pd che dirime sempre la questione delle alleanze con primarie che non dovranno vedere l’appoggio da Roma del Partito, ma al massimo di tutti i dirigenti del partito!

In questo momento vedo ogni uomo e donna di potere anche minimo all’interno del partito impegnati ad esercitare soprattutto pratiche autoconservative.
Così non si guadagna un voto e invece di sfruttare al meglio l’astensione a destra la subiamo pari pari perdendo due pezzi importanti d’Italia come Piemonte e Lazio.
E speriamo nient’altro in futuro.

Andare avanti con l’Udc non porta da nessuna parte.
Alle politiche guadagnerai un 4% e perderai minimo il 15% di uomini di sinistra giustamente idealisti.
Considerando che se andasse con qualsiasi altra alleanza di destra l’Udc contribuirebbe con il 6%-7%, fate voi i conti.
Non solo. I rischi sono più grandi dei possibili benefici.
Qualsiasi alleanza con l’Udc ha poco o nessun appeal per uno zoccolo duro del 20% che non voterebbe un’alleanza con questo partito e senza una parte di sinistra nemmeno sotto il ricatto del voto utile: piuttosto il non voto oppure il voto a “Grillo”!
Insomma, non vedo nessuna prospettiva di crescita.
Quella non è una forza che aderisce ai nostri valori: al massimo potrà sostenere certe politiche, ma con le convergenze limitate non si va da nessuna parte. Però si sopravvive, vero?
Evidentemente a chi sa di avere la poltrona assicurata basta.
Questa gente non vuole mica cambiare l’Italia. Lo spera in seconda battuta al massimo.

E se poi l’Udc ci mollasse all’ultimo momento? Ma ci pensate?!?

La politica non si fa togliendo e sommando, ma essendo limpidi e facendo sognare con la forza delle idee.
Coinvolgiamo i tesserati nei circoli, facciamo sognare almeno i tesserati, facciamo sognare la base! I voti verranno.
Non se ne può più di non far politica sul territorio se non a un mese dal voto.
La politica è sacrificio e progettualità condivisa: la politica è tutto tranne mantenimento degli equilibri interni.
La politica è tutto tranne mantenimento acritico di una linea che è stato provato essere perdente.
Che l’attuale dirigenza democratica non si trinceri dietro il volere della base, perché la base non ha scelto Bersani per la sottaciuta strategia delle alleanze.

di marco gattafoni

Accettate un consiglio: fate come me e iscrivetevi al Pd.
Provate a cambiarlo da dentro.

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Berlusconi pronto a rivelare i siti delle centrali nucleari a dieci giorni dal voto per le regionali 2010. O no?

16 marzo 2010, martedì

Pare che Berlusconi abbia oramai deciso. E’ solo, ha contro gran parte dei suoi colonnelli e tutta la Lega Nord, ma ha in cuore un solo pensiero: lo deve a tutti quelli che ancora guardano a lui con ammirazione.

Nello sforzo verso un rapporto improntato sempre più alla chiarezza di intenti con i propri elettori, il Presidente del Consiglio pensa di rendere noti al più presto i nuovi siti nucleari italiani.

La localizzazione delle centrali è questione oltremodo scottante: tutti sanno che nelle regioni in cui saranno ubicate, le rivelazioni significheranno sconfitta quasi sicura alle elezioni.

Comunque sarà, la base del partito sembra essere vicina a qualunque decisione il premier voglia prendere.
I blogger di centro-destra, che di Berlusconi apprezzano soprattutto la schiettezza,  la sincerità, l’onestà intellettuale e l’integrità da uomo di Stato di altri tempi, nonostante le inevitabili ricadute sugli esiti delle regionali, sono piacevolmente sorpresi da questa notizia.
Lo sforzo di chiarezza con tutti i cittadini, beh, questo è proposito di cui poter davvero andare fieri.

Un argomento che si pensava voler defilato, ma che interessa la popolazione, torna ad essere al centro della discussione preelettorale, nonostante l’evidente scivolosità. Tanto di cappello!

Questione, quella nucleare, che -devo ammettere- noi di centro-sinistra pensavamo essere il monumentale esempio dell’ipocrisia di chi ci governa, che sceglie deliberatamente di mentire ai propri elettori.

Nessuno dei candidati presidente del centrodestra –pur essendo tutti o a favore del nucleare o silenti a riguardo– finora ha affermato o negato che ci saranno centrali nelle regioni di loro pertinenza, a parte la Polverini, che afferma che non ci saranno nuove centrali nucleari nella sua regione (a Montalto di Castro consideratevi pure condannati).

Ora, sapendo che il vecchio nucleare che ha in mente l’Italia si farà come minimo in almeno un paio delle regioni italiane, fino ad  ora qualcuno evidentemente stava mentendo.
O i governanti, mentendo o sottacendo la verità ai loro candidati sul posizionamento delle centrali, oppure i candidati ai loro elettori.
Ci sarebbe una terza ipotesi, quella che i siti non sarebbero ancora stati individuati nemmeno in linea di massima, ma a questa terza ipotesi può solo far comodo credere, lo sa anche Silvio.

Berlusconi pare voglia sanare questo vulnus alla correttezza di rapporti con i propri elettori e sodali che deve contraddistinguere ogni buon amministratore: sanarlo svelandoci la verità sui nuovi siti.

Per una volta apprezzo anche io il piglio decisionista e l’estro politico del capo del governo. Complimenti, Silvio. E grazie.
Attendo con fibrillazione i nomi delle località papabili sperando di non viverci troppo vicino.

Fa’ presto!
Ne va del tuo speciale rapporto con gli italiani.
Si fidano di te, della tua onestà e liberalità, dell’abnegazione che dimostri per il bene del paese, tu fidati della risposta degli italiani al nucleare sotto casa.

Avresti comunque ancora una decina di giorni per spiegare loro che i problemi alla salute per chi abiterà vicino agli impianti saranno compensati da sgravi al costo dell’energia localizzati intorno a quelle aree.
Bonne chance.

di marco gattafoni

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Monica Setta senza vergogna. Al Fatto del giorno usa i bambini non nati contro Emma Bonino. Bella la campagna elettorale pro Polverini nel Lazio.

9 febbraio 2010, martedì


Quando in una trasmissione nazionale del primo pomeriggio di Raidue, una delle candidate a presidente alla regione Lazio, intervistata da una conduttrice finto amicona, si trova a dover rispondere a questa domanda: “Lei ha confermato che in passato ha aiutato delle donne ad abortire. Lo rifarebbe?” (pronunciata con faccia fra il compassionevole e lo schifato, la faccia della persona perbene che alla fine trova qualche peccatore da compatire e di cui parlare alle amiche, per intenderci),  e continua a battere sul tasto con una seconda: “E quei bambini che non sono nati?” (oppure una cosa tipo “non pensa ai quei bambini che non sono nati!?”) (sempre con la stessa espressione, ma stavolta virante verso la nuance beatitudini), vuol dire che c’è qualcosa di veramente malato nel sistema, che un giornalista si può permettere tutto, beninteso, se sa essere cosa gradita al padrone.

Conosciamo molto bene Monica Setta.
Vuole favorire qualsiasi cosa berlusconiana dia segni di vita e quindi anche Renata Polverini.
Stavolta aveva davanti Emma Bonino, sapevo già non avrebbe resistito, l’occasione per acquisire crediti di fedeltà alla corona era troppo ghiotta.
Con la prima domanda ha voluto avvisare che questa candidata più di trentadue anni fa ha aiutato a commettere azioni ambigue, un tempo reato.
Additava, insomma.
Ventilava immoralità confessionale, ma con sottigliezza.
Il senso era più o meno questo: “Sappiamo che sei per la libertà di uccidere della donna, ora lo ripeti davanti a tutte le signore in ascolto”.
Conoscendo bene la Setta, il giochino ci stava.

E’ la frase successiva che ci racconta, però, meglio in che milieu mediatico stiamo vivendo.
E’ il parlare dei bambini mai nati. Questo sì, è un colpo basso.

Ci preme ricordare alla Setta e alla popolazione tutta che la legge 194/78 è una conquista di civiltà in risposta a un bisogno reale che le donne avevano e hanno e che tuttora “risolverebbero” mettendo in pericolo la loro vita.
E’ ormai legge dello Stato da molto, molto tempo, e giusto il Vaticano mette in forse la sua sopravvivenza; certo, in questa italietta ignorante è facile denigrare una figura pubblica in salsa pomeridiana, “e tutti quei bambini che per colpa sua non sono nati?”, sembrava dire la Setta.
Questa sì che è abiezione!

Sarebbe un terreno, invece, nel quale ognuno di noi dovrebbe fare un passo indietro e rispettare il diritto al dolore e alla tragedia di ogni donna che a malincuore decide di rinunciare a un figlio.
Quando si compie un atto così innaturale, i motivi dovrebbero essere perlopiù accettati (fatti salvi gli obblighi di legge) e gli amici della donna accompagnarla in questa scelta con un ascolto rispettoso delle sue ragioni.

La conduttrice de Il Fatto del giorno non si può permettere di praticare del conformismo teocon contro una donna integerrima, di giudicarla eticamente discutibile durante una campagna elettorale così importante, quando per giunta non può nemmeno risponderle come meriterebbe.
E soprattutto non si dovrebbe permettere di condannare implicitamente anche migliaia e migliaia di donne di cui non conosce nulla: passato, presente, ragioni, per la miseria!

Ve la dico tutta. Per quanto mi riguarda, penso di aver assistito ad una caccia alle streghe vetero-maschilista davvero subdola.

Un politico donna rischia di suo e in coscienza per aiutare altre donne in quello che lei pensa essere un diritto -che infatti, di lì a poco, sarebbe stato riconosciuto loro come tale anche in Italia- e una giornalista al servizio del potere, veramente indecente in quanto a paraculaggine, le fa in Tv la morale cattolica del bambino che sarebbe potuto essere e non è stato, dimostrando così di disapprovare la libertà di autodeterminazione del genere a cui desolatamente appartiene!

Questa lacchè senza scrupoli come si è permessa di fare la parte della timorata di Dio!?
Si può essere più ipocriti?

Il Cristianesimo sobrio di Monica Setta.

Riguardo le domande di cui sopra, Emma Bonino ieri ha risposto rispettivamente “Lo rifarei per toglierle dalle mani delle mammane, per non farle ricorrere al prezzemolo…” e “Questa è una decisione che spetta alle donne!“, e l’ha fatto con incredibile calma e classe.
Brava, Emma.
Sapevi che avrebbero giocato la vil carta antiabortista, ma non che fra i loro accoliti il viso, il tono e le parole di una giornalista compiacente arrivasse perfino a disconoscere e banalizzare in Tv un diritto per cui tu e tanti altri avete combattuto anni anche per chi -come lei- non se lo meriterebbe.

Usare l’immagine di un bambino mai nato per ignobili scopi elettorali racconta l’immensa desolazione interiore di certa gente e il tutto fa anche un po’ pena.
Ecco, questa gente e chi le crede mi fa pena!
Essere di destra nel 2010 in Italia vuol dire accettare queste ignominie, tenetelo bene a mente.

Tocca alle donne laziali far vedere ora da che parte stanno.
Gli uomini e la loro ipocrisia li conosciamo.

di marco gattafoni

P.S.: A proposito, Monica, anche io ho aiutato una mia amica ad abortire; esercitare quello che era diventato un suo diritto districandosi fra tutti quei medici che per motivi di carriera diventano obiettori di coscienza non è stato facile nemmeno nel 2004, tranquilla.

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L’avvocato Taormina da Cruciani (la zanzara di Radio 24), ovvero di un altro fulmine andando a Damasco

4 febbraio 2010, giovedì


Ieri sera la zanzara di Radio 24 Giuseppe Cruciani nulla ha potuto, interventi alla “mi faccia fare l’avvocato del diavolo” a parte, contro le parole dell’ex terribile avvocato Carlo Taormina, che dice di aver avuto una crisi morale e da un certo momento in avanti non se l’è più sentita di avallare le scelte di Berlusconi.

Sostiene che non è più una democrazia quella italiana.
E il Cruciani: “Eeeehhh!”
“No -dice-, un paese in cui comanda solo uno, in cui i politici eletti sono nominati direttamente dal capo e non c’è un minimo di democrazia nel partito principale, lei lo considera democratico?”.

Dopo varie altre accuse alla condotta del Governo e all’umiliazione degli eletti impegnati a proteggere Berlusconi più che a pensare ai problemi dell’Italia, all’ignoranza di chi si occupa -poi- di queste sue faccende giudiziarie, con interventi assurdi come quello del processo breve oppure del legittimo impedimento definito “palesemente incostituzionale”, si lascia proprio andare, arrivando a definirli “vergogna dell’umanità”.

Un mio caro amico mi ha chiamato iersera, mi fa “ma l’hai sentito? E pensare che solo qualche anno fa era il primo fra i pasdaran alla corte di Arcore. Incredibile, ascoltarlo mi ha fatto felice”.

Eh già, che uno dei fattori del crollo del berlusconismo sarà l’avanzare dell’età (con la conseguente naturale contrazione dei desideri) dei difensori della “rivoluzione”, di chi sa tutto del sistema di lavoro e dei valori che sottendono quelle scelte e non ne può più di doverle giustificare con parenti, amici e con la propria coscienza, l’avevo immaginato.
Guzzanti e Facci sono solo i penultimi. Altri ne arriveranno.

In molti sono stati esclusi dal gioco perché critici. Come si dice, colpirne uno…
Taormina in trasmissione ci ricorda Martino e Pera.
Questi oppure altri, pur cercando in qualche modo di giustificare il loro operato, aiuteranno gli storici a parlare seriamente di questo ventennio. In molti vorranno ripulirsi la coscienza, appunto, e questo è un bene.
Nessuno storico serio ignorerà queste voci.
L’inverno del diritto e della nazione tutta verrà fuori chiaramente, alla faccia di quella cloaca che è diventato il giornalismo italiano di regimetto.
Solo questo pensiero mi consola.
Gli interessi che reggono questo sistema di ricatti incrociati si scioglieranno poco a poco, purtroppo, ma la fine è comunque a portata di sogno.

Berlusconi andrà in crisi anche a causa di questi novelli uomini e donne, persone che in un certo momento della loro vita arriveranno ad avere in mano ambizioni capaci di reggersi sulle loro gambe.

Eh sì, signori, la storia finalmente tornerà a trionfare sulla cronaca, alla faccia di quel leccaculo di Cruciani: “Mi faccia fare l’avvocato del diavolo: forse è la voglia di vendicarsi che le fa dire queste cose?”.
E Taormina, molto lucido e critico con l’andamento personalistico della politica berlusconiana per tutto il tempo dell’intervento: “Lei guardi i fatti”.
A tal proposito, resteranno nella storia le sue parole riguardo le richieste di Berlusconi di pararsi sul piano legislativo-giudiziario: “So come funziona, perché prima queste cose le chiedeva a me”.

di marco gattafoni

P.S.: Ops, dimenticavo, bisogna anche ammettere che nell’occasione l’avvocato presenta il suo nuovo movimento politico Lega Italia. L’ha fatto molto sommessamente, cinque secondi in tutto.
Furbo, ma da apprezzare.