Eluana finalmente libera dal suo corpo.
Ora ci toccherà assistere a questi supremi difensori della vita che ci faranno la morale. Non importa.
Il mondo ci guarda e ha pietà di noi per tutto il populismo e l’ingerenza del Vaticano che opprimono da troppo il nostro miserabile paese.
Berlusconi sabato ha sfruttato questa tragedia per della bassa politicaccia. Lo stesso schifoso sciacallaggio a cui assisteremo in questi giorni.
Quando Berlusconi si permette di dire: “A me pare solo che [Beppino Englaro (ndr)] si voglia togliere di mezzo una scomodità”, questo non è il suo solito spostamento di attenzione dalle magagne economiche, o dalla prossima ignobile legge sulle intercettazioni.
E’ un insulto a un padre, un’illazione intollerabile, uno sfregio a un uomo talmente corretto da non aver mai sfruttato – per rendere giustizia alla verità di questi diciassette anni – l’attuale immagine di Eluana, non certo più quella che conosciamo tutti di splendida ragazza nel fiore dei suoi ventuno anni; un uomo che per principio si impone di non fare una cosa che non ritiene giusta anche se probabilmente è conveniente, spendibile: un homo non meramente economicus, insomma, un personaggio inconcepibile per il Silvio.
In merito poi al decreto legge non controfirmato da Napolitano per tornare ad alimentare Eluana, decreto che avrebbe inibito varie decisioni della ancora libera magistratura, Berlusconi sabato ha anche sostenuto che una modifica della Costituzione (nel senso di un maggiore potere al presidente del consiglio) “è necessaria perché è una legge fatta molti anni fa sotto l’influsso di una fine di una dittatura e con la presenza al tavolo di forze ideologizzate che hanno guardato alla Costituzione russa come un modello”. Certo, e le componenti cristiana e liberale facevano numero.
Non bastasse, sempre sfruttando il caso Eluana Englaro, ancora in Sardegna afferma: “Sono due culture che si confrontano, da un lato la cultura della libertà e della vita, dall’altro quello dello statalismo e della morte. […] Noi siamo per la cultura della vita”. Gli altri sono dei vetero comunisti tipo DDR che uccidono i loro vecchi e i loro malati quando questi danno loro fastidio, sembra dire.
Credo che la ragione di queste scandalose invettive fosse che, visto che oggi o nei prossimi giorni Eluana sarebbe morta, il moto di emozione e retorica del cinismo avrebbe catturato i consensi dell’elettorato cattolico meno consapevole.
Ora, sposterà consensi in Sardegna in vista della prossima tornata elettorale? Sarà stato per munirsi di una scusa per mettere mano a certe prerogative del Colle? A proposito, prima si pone al di fuori della legge in molti modi nei vari anni del suo potentato, ora si vuole (auto)conferire maggiori poteri. Un bel percorso.
Allora, dicevo, quale che sia la vera ragione di questa blitzkrieg, quel che è certo è che anche solo guardando con occhio vergine ai fatti che vengono fuori dalla tv, osservandoli solo per quanto riguarda il primo livello delle cose, come se non esistessero ragioni nascoste, il suo comportamento ha dell’incredibile. La cosa grave non è che abbia ceduto alle pressioni del Vaticano o che B creda che sia, politicamente parlando, una bella mossa.
L’assurdo è che abbia perseguito certi scopi usando degli insulti a un padre, alla carta costituzionale e alla maggioranza degli italiani, che secondo lui apparterrebbe alla cultura della morte.
Frasi che se non le avesse pronunciate proprio lui, così in grado di muovere i fili dell’informazione per placare, sviare, minimizzare, sarebbero frasi da suicidio politico.
Sabato siamo tornati al Berlusconi da battaglia, da campagna elettorale, quello senza scrupoli, quello che ha imparato a solleticare le paure più intime dell’ignoranza umana, quello che passa sopra il dolore di un padre che vede violentare il corpo della figlia da diciassette anni, sopra il giudizio infimo e scontato che gli riserverà la storia umana, sopra l’odio che una metà di paese non può altro che provare per lui.
A Berlusconi dico che c’è un limite all’ignoranza degli italiani.
E poi stavolta B ha toccato un tasto che non c’entra con la consapevolezza. Ha a che fare con l’empatia.
E empaticamente gli italiani stanno con Beppino Englaro.
Un padre.
E anche se siete fra quelli che – al contrario della giustizia italiana – non credono che lei gli abbia espresso chiaramente il suo punto di vista in situazioni limite come quella, un padre in certi casi sa cosa è meglio per la figlia. Questo gli italiani lo sanno.
Finalmente lo spirito di Eluana è libero.
Se solo sapesse quali e quanti avvoltoi si sono avventati sul suo corpo, certo non riposerebbe in pace.
A noi che non crediamo all’anima spiace un’altra cosa.
Io desidererei che da morto il mio pensiero venisse rispettato fino in fondo.
A me non cambierà nulla se mi faranno un funerale triste o cattolico, ma io vorrei una bella festa molto laica.
Se arriverò a punti simili a quello di Eluana, senza possibilità di risveglio fra i vivi di mente, io non vorrei altro che la mia libertà di morire. Per me e per la mia famiglia.
Se me lo impedissero, pur da incosciente il mio spirito sarebbe imprigionato.
Vivevo il dramma della famiglia Englaro come un mio dramma. Ora che Eluana è morta devo ammettere che mi sento più libero.
Chiudo con una curiosità sullo spirito dei tempi che corrono.
Stamane mi sveglio con Bruno (in cerca di “credibilità” politica) Mobrici, che a Uno Mattina chiede al rabbino capo di Roma se dopo la morte di Eluana l’Italia sarà un paese migliore.
Noi non sapremmo cosa rispondere. Di sicuro lo sarebbe se non esistessero giornalisti che fanno domande tendenziose e non molto congruenti come Mobrici.
di marco dewey