Archive for the ‘televisione’ Category

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Crescita annuale del Pil: l’Italia è lontana ultima fra i G7 (e i Tg di regime fanno melina)

19 agosto 2010, giovedì

direttore Tg1
Sinceramente, a non voler ascoltare o leggere altro, la costanza settimanale -che dico!?-, giornaliera dei microdati macroeconomici nei telegiornali, uno si sentiva fiducioso e fiero per le ottime performance dell’italica progenie, guidata da un condottiero con mille macchie, sì, che fa della macelleria sociale, sì, molto più impegnato a sferzare il parlamento per coprire le sue beghe con leggi apposite che spesso sforano nell’incostituzionalità che a pensare a leggi che servano a far girare meglio e più giustamente il paese, certo, ma -perdio- quella politica raffazzonata tutta favori ai potenti e scudisciate ai signor nessuno evidentemente non stava nuocendo ai dati macroeconomici!
Dati sempre ingiusti con gli stipendiati e i piccoli imprenditori quando c’è un governo di destra, ma tant’è, i dati sono buoni, no?!?
No.

Il Pd lo ripeteva da una vita: troppo poco, troppo poco, con il Pil crollato di 5-6 punti percentuali a questi ritmi non si ritorna da nessuna parte. Ma sono politici avversari -pensavo-, in cerca delle pulci.
E invece no, avevano ragione.

Per cui, quando sentirete di nuovo una di quelle frequenti good news stampo Tg1-Tg2-Tg5, che segnaleranno quanto siamo cresciuti la seconda settimana di settembre rispetto all’anno scorso, oppure che siamo i primi al mondo nell’esportazione della conserva di pomodori, ricordatevi che nell’ultimo anno, tra i grandi, siamo gli ultimi!
Giugno 2009/giugno 2010: Germania (3,7%), Usa (3,2%), Giappone (1,9%), Francia (1,7%), Gran Bretagna (1,6%), Italia (1,1%).
Non sono pronti i dati del secondo trimestre per il Canada, che però nel primo trimestre era già cresciuto dell’1,4%. Assolutamente fuori portata.
Questa sarebbe una notizia non relativizzabile, ma non esattamente funzionale alla politica di molti tg.
Questa è una notizia che non sentirete in tv se non siete frequentatori di Raitre o La7.

Se riportaste questo dato anche in giro con un risolino a chi vi dice che l’economia italiana va bene, mi fareste cosa gradita.

Un esempio, potreste dirgli/le: “Ah, c’è ancora qualcuno che crede ai Tg? Senti, fatti e facci un favore, vatti a informare su internet. Nei G7 siamo buoni ultimi in quanto a crescita! Continua pure ad essere preso in giro, prima o poi ti si accenderà lo special del coglione scritto sulla fronte e lo sapranno tutti che credi a questa banda di farabutti che ci governa e ai relativi paraninfi che si fanno chiamare giornalisti.
Se hai un po’ di coraggio, il giorno delle elezioni chiamami dicendomi chi hai votato.
Ecco il mio numero. Io mi scrivo il tuo nome: mi aspetto una tua telefonata, sennò guarda che chiamo io!”.
A costo di farmi odiare, io lo faccio.

Sono disposto a chiudere con chi non si accorge che rischio di rompere un’amicizia o conoscenza per delle ragioni profonde ed “incontestabili”, per dei motivi veri, per l’Italia.
Questo scarto nei normali rapporti umani non può essere solo l’esito di naturali differenze nelle convinzioni politiche.
Certe domande qualcuno se le dovrà porre!
“Perché costui mi tratta così male? Non eravamo amici? Non ci conoscevamo da una vita? Perché sembra odiarmi?”
Perché arrivati a questo punto vuol dire che mi devi delle spiegazioni sulla tua persistente ignoranza o idiozia anche di fronte all’evidenza, oppure me le devi sulla tua statura di essere umano e onesto!

di marco gattafoni

P.S.: Prove a carico (l’articolo l’avevo già scritto prima)

Tg2 ore 20:30, ieri.

Conduttore: “Dati sull’economia mondiale e sul ritmo di crescita del reddito nazionale. In testa la Germania, l’Italia ha avuto una crescita nel secondo trimestre di quest’anno dello 0,4%, la fiducia riprende fiato. Comunque gli italiani ricominciano a comprare casa”.

Servizio: “La crescita c’è, a trainarla è la Germania.
Si conferma la ripresa dell’economia nei paesi OCSE e la spinta arriva da Berlino con il risultato migliore dalla riunificazione del 1990. Fra aprile e giugno il Pil nell’area OCSE è aumentato del 2,8% rispetto allo stesso trimestre del 2009. In Germania la crescita da aprile a giugno è stata del 3,7% su base annua e 2,2% sul primo trimestre 2010. Uno sprint basato soprattutto sulle esportazioni. Bene anche la Gran Bretagna a +1,1% rispetto ai primi tre mesi dell’anno. Inferiore alle attese invece la crescita negli Stati Uniti e in Giappone.
Tra i sette paesi con le economie più avanzate l’Italia cresce dell’1,1% su base annua e dello 0,4% rispetto al trimestre precedente, in linea con le stime fornite pochi giorni fa da Eurostat.
E a conferma di una ritrovata fiducia aumentano le richieste di mutui per la casa da parte delle famiglie italiane.
A marzo i finanziamenti erogati sono cresciuti dell’8% rispetto all’anno precedente grazie al calo del prezzo degli immobili e ai bassi tassi d’interesse”.

(e a confermare l’ottimismo, di seguito, ndr)

Conduttore: “Saranno notevoli i benefici in termini di stabilità finanziaria e di crescita derivanti dalle regole sul capitale bancario imposte dalle norme cosiddette di Basilea 3, lo ha dichiarato Mario Draghi…”.

La notizia che siamo ultimi, lontani dai penultimi fra i G7, per quanto riguarda la crescita è sfuggita.
La domanda che vi pongo è: voi a leggere le parole del Tg2 l’avevate intuito?
Sembra un trionfo, piuttosto. C’è crescita! C’è fiducia!
Si mettono a confronto il rapporto fra stime e risultati invece che i dati reali e si parla più dell’ultimo trimestre che dell’ultimo anno (Italia “in linea con le stime fornite pochi giorni fa da Eurostat”, “inferiore alle attese invece la crescita negli Stati Uniti e in Giappone” (per l’ultimo trimestre, ndr)) .
Anzi: non si mettono volutamente a confronto i dati annuali.
Eppure erano facilmente ricavabili e decisamente più significativi.

Quel “tra i sette paesi con le economie più avanzate” è usato per far associare inconsciamente l’Italia a un concetto positivo, peccato fra questi paesi l’Italia sia ultimissima!

Questa è la norma nell’attuale televisione degli schifosi ruffiani di regime.
Succede sistematicamente con i dati economici, come abbiamo visto, ma anche con gli atti dei processi a carico di Berlusconi e dei politici o sodali che ha personalmente scelto, elementi nominati per conoscenza o riconoscenza che vanno a comporre il nostro bel parlamento o sono comunque classe dirigente di questo disgraziato paese; succede con i problemi del territorio (pensate anche solo al diverso trattamento dedicato all’immondizia di Napoli e a quella di Palermo); succede con gli scandali da basso impero che ci espongono da tempo allo scherno internazionale, ma assurgono a tormentoni mediatici solo quando riguardano le scappatele di esponenti dell’opposizione (Sircana e Marrazzo).
Le omissioni, le dimenticanze (con i berlusconiani) e l’accanimento (con l’opposizione) nella tv di regime sono la regola, in Italia.
E’ ora che la questione assurga al titolo di vergogna nazionale.

Gran parte del nostro giornalismo e la creduloneria del nostro popolo sono le nostre attuali vergogne nazionali. All’estero della nostra creduloneria parlano tutti.
Conoscono Berlusconi, lo disprezzano e lo considerano per quel che è, un farabutto corruttore.
Non si capacitano della nostra povertà valoriale, però.

Per quanto riguarda il giornalismo asservito, spero infine che le colpe dei padri che svendono la loro autonomia ricadano un giorno sui figli, se questi, pur anagraficamente in grado di condannare pubblicamente l’operato dei loro genitori, non lo fanno.
Corrado, Sabrina e Caterina Guzzanti docent.

E ora chiamatemi pure intollerante.

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Veline vecchio stampo e i “soliti froci” al Tg5

12 agosto 2010, giovedì


Ma com’è che ogni maledetta volta che mi tocca guardare il Tg5 succede qualcosa di disgustoso al suo interno?

Ore 20:25 di ieri. Il tg si interrompe per una dichiarazione di Berlusconi sulla non liceità di nuove maggioranze.
Un minuto.
La lettura, parola per parola, della dichiarazione di Berlusconi è durata quasi un minuto!
Immaginate la scena: il conduttore legge la velina governativa appena arrivata e questo comunicato dura “televisivamente” una vita!
Sinvergüenzas!

A seguire il servizio sull’allontanamento dei due omosessuali che si baciavano sulla spiaggia di Capocotta.
Si baciavano solamente? Stavano avendo un coinvolgimento superiore alla norma accettata (per due ragazzi dello stesso sesso)? Le solite verità contrapposte.
Tendo a considerarlo di relativa importanza. Fatti loro.

Nel servizio il commento è affidato alla ggente.
Risultato? Tanti gli intervistati, solo a uno non avrebbe dato alcun fastidio; gli altri, chi più, chi meno, si sarebbero detti facilmente turbabili da certi spettacoli.
Il senso era sempre questo: “se si mettono in mostra”, “se esagerano è giusto che vengano allontanati…”, “davanti ai bambini…”, etc etc.
Nota bene, nessuno sembrava essere stato presente al fatto, evidentemente riportato dal giornalista.
A proposito, quali erano le domande alle quali hanno risposto?
Non solo, quanto accaduto a Capocotta è accostato, verso la fine del servizio, all’allontanamento di una signorina a quanto detto colpevole di essere troppo sensuale mentre si spalmava la crema in topless.
E anche lì sterotipi sessisti alla “se la donna è bella, va bene se si mette in topless”.

Niente male per un telegiornale: nessuna importanza dedicata ai fatti, luoghi comuni a go-go, stereotipi, un trionfo!

Quanto di peggio potesse accadere dopo un (chissà, forse) atto discriminatorio: l’omofobia “passa”, “sfonda” in prima serata.
Il veicolo? La ggente.
L’ha detto la ggente, i giornalisti dal padrone sessista e omofobico non c’entrano niente.

Ordinaria amministrazione al Tg5.

di marco gattafoni


(sfuma…)
-Reprise-
Pareggiamo.
Sabato scorso, ore 22:30 della Notte rosa, una serata decisamente trafficata a Porto San Giorgio, ho visto due giovanetti in mezzo alla strada, appoggiati ad una macchina.
Le auto passavano a 10 all’ora per guardarli.
Lui, baciandola, le metteva mani sui seni e dentro altro.
Chissene? Sì, chissene!

Se anche i gay “svelati” si scoprisse tendono ad essere in proporzione meno riservati degli etero in quanto a effusioni in pubblico, questo lo si dovrebbe, a mio modesto avviso, a un sentimento di affermazione della propria identità in un contesto fortemente denigratorio, per molti paralizzante.
Passati i primi timori adolescenziali, anche io mi sarei goduto il mio amore meno convenzionale con maggior gioia e sentimento di libertà, e probabilmente non mi sarei mai limitato nei baci da dare al mio ragazzo.

Alcuni degli omosessuali post coming out credo si sentano cittadini liberati, come molta gioventù negli anni sessanta.
Credo si sentano persone ormai libere dal giogo dei valori imposti, libere dai moralismi che li vogliono segregati, nascosti, chiusi nei loro locali, lontani dagli occhi dei semplici, dei bigotti, dei poveri di tutto.

Quel genere di servizi giornalistici descritti sopra non sono però solo una questione di bigottismo e misantropia.
E’ una questione di potere, di deformazione, di esasperazione consapevole dei costumi degli italiani.
Di un Italia che si vorrebbe allineata verso il basso del qualunquismo, della banalità, del “lo dice la tv”, della maleducazione.

Servizi come questo, le persone che l’hanno pensato e montato, hanno contribuito come poche altre cose al decadimento culturale e politico degli ultimi venti anni.
Tutto il genere mediaset delle interviste per strada funziona da riaffermazione di valori, da rassicurazione del dio politico-mediatico alle convinzioni del proprio popolo, uomini e donne che non ho il timore di definire o culturalmente disagiate o eticamente deprecabili.

Tutto per fare il gioco del padrone, che sui disvalori della discriminazione e del pensiero istintivo dell’elettorato conta.
L’umanità delle sue televisioni, lontana mille anni dalla politica, è il mattone più effiace per le sue vittorie.
Il dipingere un’Italia dai costumi, pensieri, aspettative e ideali bassi, addirittura infimi, è questione strettamente funzionale al suo potere.

Per il potere politico ogni atto è lecito.
Sarebbe assurdo se ci fosse qualcuno che ancora se ne sorprende.
Lo sa bene e lo ripete con altre sfacciate parole il presidente emerito estremamente unto.
Pace, un giorno, all’anima fascista sua.

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I baci proibiti del Tg5 di Cristina Parodi

8 giugno 2010, martedì

la benestante moglie di Giorgio Gori
Per la prima volta dopo mesi ieri sera incrocio il Tg5 serale.

Ore 20:25, la giovane Cristina Parodi ci parla di “baci proibiti”.
Il servizio parte prendendo spunto dall’ennesima performance evidentemente antiomofobica fra attrici/cantanti d’oltreoceano dello stesso sesso, in questo caso Sandra Bullock e Scarlett Johansson, e di lì la carrellata dei precedenti e i commenti italioti di Nancy Brilli e Alba Parietti, contrarie alla “moda della trasgressione”.

Sorvoliamo, ma la spigliata Cristina Parodi ci dica cosa intendeva con la sorridente espressione “baci proibiti”.
Grazie.

marco gattafoni

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Giornalismo partecipativo pregno di omofobia? Il paradosso di Citizen Report della Rai

15 aprile 2010, giovedì


Nella notte di martedì è andata in onda su RaiTre la prima puntata di Citizen Report, tramissione Rai Educational, diretta da Giovanni Minoli.

Citizen Report è descritto dai suoi curatori come progetto di giornalismo partecipativo di Rai Educational.
Se questo può essere vero per il blog, decisamente non ritengo sia considerabile tale il programma televisivo.

E’ un vero e proprio contenitore giornalistico con un tema settimanale e con scelte redazionali del tutto autonome dalla valenza dei contributi.
La giornalista Federica Cellini non solo compone la selezione dei filmati, ma arriva persino a distorcerne il senso.

Decisiva la trascrizione delle prime fasi della trasmissione.

L’incipit è un filmato montato dagli autori, un pout pourri di vecchie pubblicità con famiglie di ogni tipo.

Federica Cellini: “Ma davvero la famiglia italiana oggi è cambiata così come la racconta la pubblicità? Cos’è oggi la famiglia, che ruolo ha nel nostro paese? […]
Con noi collegati in webcam i blogger della nostra community […] con filmati che hanno girato e montato hanno provato a rispondere a una call. […]
Abbiamo ricevuto sollecitazioni stimolanti e provocazioni sorprendenti. A cominciare da questa. E’ il 13 giugno del 2009 e siamo sul palco del Gay Pride.

(Parte il servizio. Il presentatore dal palco presenta Luca Possenti delle famiglie arcobaleno). “Quando diciotto anni fa feci il mio primo coming out con la mia famiglia, quello che dissi fu: “Io sono felice così come sono, l’unica cosa che mi dispiace è di non poter avere figli”. Questo la dice lunga su quello che ci inculcano sin dal primo giorno di vita. Adesso per fortuna la cosa è cambiata. Dopo quasi diciotto anni sto per diventare padre” (urla di approvazione dal pubblico sotto il palco. Qui termina il breve filmato che funziona più che altro da spunto. Si ritorna in studio).

Federica Cellini (in questo dialogo immaginate per lei la stessa sistematica disapprovazione cadenzata al termine della frase che ha la Valeria di Tutti pazzi per amore 2, interpretata da Camilla Filippi, quando parla con il Paolo Giorgi di Solfrizzi nelle prime quattro puntate della serie):
Cosa vuol dire esattamente “sto per diventare padre”? Noi lo chiediamo direttamente a lui, Luca Possenti (che non è l’autore del filmato, ma il soggetto ripreso).
LP: – Francesco ed io stiamo tentando già da un po’ di avere un bambino tramite gestazione di sostegno o surrogacy, che ovviamente in Italia non si può ”
In Italia non si può. Perché? Cos’è esattamente la surrogacy? Come funziona?
– Siamo andati in Canada e attraverso un’agenzia abbiamo trovato una donatrice che donerà l’ovulo, e una portatrice, ovvero una donna che porta avanti la gravidanza al posto nostro
Insomma, chi è la mamma? Come l’avete scelta?
– La mamma non è la mamma. E’ lei per prima a non definirsi mamma. Noi in realtà abbiamo scelto quasi istintivamente, non è che ci siamo messi lì a vedere quanto era alta. E’ stata una cosa molto istintiva. Non voglio dire che è come quando ti innamori di una ragazza, però comunque è stato così. L’abbiamo vista e abbiamo detto “Sì”.
Ecco, l’avete vista, ma vi siete conosciuti? Avete visto una foto?
– L’abbiamo vista inizialmente sui profili anonimi, poi abbiamo chiesto di poter avere lei, l’hanno contattata, lei ci ha accettato, dopo di che ci vediamo in webcam, ci siamo visti anche dal vivo. Stessa cosa per quanto riguarda la portatrice, solo che lì è lei che sceglie noi. Noi dobbiamo rimanere in attesa che ci sia una donna che vuole lavorare con noi.
Luca, tu usi parole molto forti: la mamma è una portatrice, parli di una donna disposta a lavorare con voi. Non ti sembra che ci sia una prevaricazione?
– Non la vedo assolutamente in questo modo. Le tecniche che stiamo utilizzando sono le tecniche che sono nate per aiutare le coppie eterosessuali ad avere figli, le coppie eterosessuali che hanno problemi di fertilità, quindi alla fine considero noi come una coppia che ha problemi di fertilità.
Poi questo bambino di chi sarà figlio?
– Quando lo porteremo in Italia sarà figlio ovviamente, per quanto riguarda la legge italiana, solamente del padre biologico.
Ma come vivrà con due padri? Non pensi che gli mancherà la figura materna?
– I ruoli paterni e materni vogliono farci credere che sono divisi a seconda del sesso biologico. In realtà non è così. Il bambino ritroverà i vari ruoli divisi all’interno della famiglia.
Che famiglia sarà la vostra? Come te la immagini?
– Sarà una famiglia normalissima. Anziché avere un padre e una madre avrà due padri, ma questo penso che sarà l’unica cosa differente dalle altre famiglie.
L’avete sentito (rivolgendosi al pubblico): Luca dice che l’unica differenza è che questo bambino sia figlio di due padri. A voi sembra una differenza irrilevante? Sicuramente la storia di Luca muove molti interrogativi ai quali non sempre c’è risposta.
A me, ad esempio, ha colpito sentire Luca usare parole forti: parla di una mamma come di una portatrice, parla di una donna disposta a lavorare con loro per mettere al mondo un figlio. Quella delle unioni omosessuali resta comunque una questione molto, molto interessante sulla quale ci piacerebbe andare a fondo ed ascoltare altre voci al punto che stiamo pensando di lanciare sul nostro sito un’altra call dedicata a questo tema.

Dunque, anche a voler mettere da una parte il tipo di giudizio fortemente moraleggiante, a mio avviso omofobico della giornalista, giudizio che si evince con evidenza dal dialogo, ella qui interloquisce non con chi ha messo in rete il filmato, ma solo con il suo soggetto.
Chi fa giornalismo qui? Che c’entra il giornalismo partecipativo?
Se a questo aggiungiamo la finta diretta della trasmissione -gli autori dei filmati sembrano attendere il loro turno in webcam-, la poca importanza giornalistica dei filmati, e sopra ogni altra cosa la scelta di pensarla in modo palesemente contrario allo spirito del filmato e al suo stesso soggetto, è chiaro che la cifra del programma sia ancora tutta da valutare.

L’ultimo punto in particolare credo stravolga il concetto stesso di giornalismo partecipativo.

Come a sottolineare la contrapposizione fra scelta redazionale e giornalismo dal basso, un servizio evidenzia, poi, il primato della scelta degli autori sulla bellezza o sulla valenza dei contributi: “Volevamo raccontarvi la quotidianetà della classica famiglia italiana e abbiamo trovato Barbara(che ha spedito loro un filmino di famiglia con cinque figli, sorridente e piena di ottimismo).
Per la cronaca, a Federica Cellini tanto basta a definirla “blogger”.

Mi spiace, Minoli, molto dovrà cambiare per far acquisire un minimo di credibilità a Citizen Report.

di Marco Gattafoni

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Chi è il responsabile di quegli interminabili minuti di pubblicità gratuita a Poste Italiane nella rubrica “Orso o toro” di RaiNews24?

14 aprile 2010, mercoledì


Martedì 13 aprile, ore 17:30. A RaiNews24 è l’ora della rubrica Orso o toro.

Ospite in studio Luca Leoni, responsabile della funzione Marketing Intelligence di Poste Italiane.

Costui parla tanto e approfonditamente (grazie alle domande compiacenti del conduttore) del gran ventaglio delle loro offerte bancarie e di risparmio postale.
Non so quanti prodotti abbia esposto realmente.
Tutti di grande successo, tutti di grande sicurezza, tutti per i “giovani”.
Credo una decina scarsa di minuti.
Non finiva più.

E poi sono in tanti. Un terzo dei giovani ha a che fare con Poste Italiane, annuncia compassato e fiducioso nel futuro Luca Leoni.

Domanda dopo domanda il conduttore Mario Fiorenza sembrava alzare delle facili schiacciate per questo signore. Nessun contraltare, nessun dubbio. Ci saranno tante offerte per le carte prepagate, un conto corrente online come investimento e via andare.

Il nostro sembrava interessato solo alla propaganda commerciale del responsabile marketing di uno dei gruppi più importanti d’Italia. E qui parliamo di risparmi per tanti, tanti miliardi di euro.

Era chiaro come il sole che il dottor Leoni poteva dire tutto ciò che voleva, che le domande erano congegnate per lasciargli continuare il discorso sugli incredibili e agili e convenienti prodotti della banca gialla e blu.

E allora domando: chi ha pensato a questo incontro? Chi ha legittimato questa impostazione? A quale pro?
E’ sempre così ogni settimana, così con ognuno di questi grandi gruppi bancari?
Ho sentito che il giorno prima avevano avuto come ospiti quelli di Unicredit.
Mi chiedo: quanto vale uno spottone del genere, un’intervista in questi termini  in una rubrica economica?

di marco gattafoni

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Monica Setta senza vergogna. Al Fatto del giorno usa i bambini non nati contro Emma Bonino. Bella la campagna elettorale pro Polverini nel Lazio.

9 febbraio 2010, martedì


Quando in una trasmissione nazionale del primo pomeriggio di Raidue, una delle candidate a presidente alla regione Lazio, intervistata da una conduttrice finto amicona, si trova a dover rispondere a questa domanda: “Lei ha confermato che in passato ha aiutato delle donne ad abortire. Lo rifarebbe?” (pronunciata con faccia fra il compassionevole e lo schifato, la faccia della persona perbene che alla fine trova qualche peccatore da compatire e di cui parlare alle amiche, per intenderci),  e continua a battere sul tasto con una seconda: “E quei bambini che non sono nati?” (oppure una cosa tipo “non pensa ai quei bambini che non sono nati!?”) (sempre con la stessa espressione, ma stavolta virante verso la nuance beatitudini), vuol dire che c’è qualcosa di veramente malato nel sistema, che un giornalista si può permettere tutto, beninteso, se sa essere cosa gradita al padrone.

Conosciamo molto bene Monica Setta.
Vuole favorire qualsiasi cosa berlusconiana dia segni di vita e quindi anche Renata Polverini.
Stavolta aveva davanti Emma Bonino, sapevo già non avrebbe resistito, l’occasione per acquisire crediti di fedeltà alla corona era troppo ghiotta.
Con la prima domanda ha voluto avvisare che questa candidata più di trentadue anni fa ha aiutato a commettere azioni ambigue, un tempo reato.
Additava, insomma.
Ventilava immoralità confessionale, ma con sottigliezza.
Il senso era più o meno questo: “Sappiamo che sei per la libertà di uccidere della donna, ora lo ripeti davanti a tutte le signore in ascolto”.
Conoscendo bene la Setta, il giochino ci stava.

E’ la frase successiva che ci racconta, però, meglio in che milieu mediatico stiamo vivendo.
E’ il parlare dei bambini mai nati. Questo sì, è un colpo basso.

Ci preme ricordare alla Setta e alla popolazione tutta che la legge 194/78 è una conquista di civiltà in risposta a un bisogno reale che le donne avevano e hanno e che tuttora “risolverebbero” mettendo in pericolo la loro vita.
E’ ormai legge dello Stato da molto, molto tempo, e giusto il Vaticano mette in forse la sua sopravvivenza; certo, in questa italietta ignorante è facile denigrare una figura pubblica in salsa pomeridiana, “e tutti quei bambini che per colpa sua non sono nati?”, sembrava dire la Setta.
Questa sì che è abiezione!

Sarebbe un terreno, invece, nel quale ognuno di noi dovrebbe fare un passo indietro e rispettare il diritto al dolore e alla tragedia di ogni donna che a malincuore decide di rinunciare a un figlio.
Quando si compie un atto così innaturale, i motivi dovrebbero essere perlopiù accettati (fatti salvi gli obblighi di legge) e gli amici della donna accompagnarla in questa scelta con un ascolto rispettoso delle sue ragioni.

La conduttrice de Il Fatto del giorno non si può permettere di praticare del conformismo teocon contro una donna integerrima, di giudicarla eticamente discutibile durante una campagna elettorale così importante, quando per giunta non può nemmeno risponderle come meriterebbe.
E soprattutto non si dovrebbe permettere di condannare implicitamente anche migliaia e migliaia di donne di cui non conosce nulla: passato, presente, ragioni, per la miseria!

Ve la dico tutta. Per quanto mi riguarda, penso di aver assistito ad una caccia alle streghe vetero-maschilista davvero subdola.

Un politico donna rischia di suo e in coscienza per aiutare altre donne in quello che lei pensa essere un diritto -che infatti, di lì a poco, sarebbe stato riconosciuto loro come tale anche in Italia- e una giornalista al servizio del potere, veramente indecente in quanto a paraculaggine, le fa in Tv la morale cattolica del bambino che sarebbe potuto essere e non è stato, dimostrando così di disapprovare la libertà di autodeterminazione del genere a cui desolatamente appartiene!

Questa lacchè senza scrupoli come si è permessa di fare la parte della timorata di Dio!?
Si può essere più ipocriti?

Il Cristianesimo sobrio di Monica Setta.

Riguardo le domande di cui sopra, Emma Bonino ieri ha risposto rispettivamente “Lo rifarei per toglierle dalle mani delle mammane, per non farle ricorrere al prezzemolo…” e “Questa è una decisione che spetta alle donne!“, e l’ha fatto con incredibile calma e classe.
Brava, Emma.
Sapevi che avrebbero giocato la vil carta antiabortista, ma non che fra i loro accoliti il viso, il tono e le parole di una giornalista compiacente arrivasse perfino a disconoscere e banalizzare in Tv un diritto per cui tu e tanti altri avete combattuto anni anche per chi -come lei- non se lo meriterebbe.

Usare l’immagine di un bambino mai nato per ignobili scopi elettorali racconta l’immensa desolazione interiore di certa gente e il tutto fa anche un po’ pena.
Ecco, questa gente e chi le crede mi fa pena!
Essere di destra nel 2010 in Italia vuol dire accettare queste ignominie, tenetelo bene a mente.

Tocca alle donne laziali far vedere ora da che parte stanno.
Gli uomini e la loro ipocrisia li conosciamo.

di marco gattafoni

P.S.: A proposito, Monica, anche io ho aiutato una mia amica ad abortire; esercitare quello che era diventato un suo diritto districandosi fra tutti quei medici che per motivi di carriera diventano obiettori di coscienza non è stato facile nemmeno nel 2004, tranquilla.

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Odio Emanuela Falcetti.

2 novembre 2009, lunedì

emanuela falcetti

Dunque, io sono uno di quegli sfortunati che sei giorni su sette si devono svegliare alle 6:10 per uscire di casa senza troppi traumi alle 7. Alle 6:30 sono operativo davanti alla mia macchinetta del caffè, tv accesa su Raitre, che in quel momento della giornata è collegata con la mia adorata RaiNews24 e il suo attuale direttore Corradino Mineo.
Dieci minuti di informazione come piace a me.

Poi alle 6:40 il collegamento con RadioUno. Quindici minuti di Istruzioni per l’uso, trasmissione di e con Emanuela Falcetti.

Alla luce di mesi di visione compulsiva della suddetta trasmissione e in omaggio alla mia serie televisiva preferita, Frasier, mi permetto di affermare senza argomentare che io odio Emanuela Falcetti.
Pronto a farlo qualora me lo chiedesse espressamente.

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Benigni a Sanremo smerda Berlusconi e Povia. E difende la libertà di tutti recitando Oscar Wilde. Perfetto.

17 febbraio 2009, martedì


Ancora una volta Roberto Benigni ci ha reso orgogliosi di essere italiani. Maledizione! Lo ha detto proprio ora anche Bonolis!!! Che banale che sono. Non fa niente. Lo lascio.

In molti volevamo tanto sbeffeggiasse il nostro odiato presidente del consiglio – possibilmente fornendo spunti di riflessione ai più deboli di spirito – e lui lo ha fatto, volevamo ci sollevasse un po’ dalla giornata pessima in cui siamo precipitati sin dalle prime ore e lui lo ha fatto con uno dei suoi stilemi classici, la commistione potere e vizio, potere e umanità – però infima -, il tutto raccontato con la massima serietà, e lui ci ha sollevato, e infine volevamo che gridasse a quel laido di Povia il nostro disprezzo per le idee sottese nella sua Luca era gay, e lui lo ha fatto sussurrando con voce ferma tutto l’amore di Oscar Wilde.

Sveglia, Italia.
Ti meriteresti giusto il deputato Barbareschi e invece hai Benigni.
Una speranza c’è ancora.

Viva gli Afterhours.

di marco dewey

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Non ci credo! Marx fatto passare per cattivo dallo spot Rai.

3 gennaio 2009, sabato


Buona la tv, buono anche tu.

Prima c’è Napoleone che ritarda la battaglia di Austerlitz, poi il sanguinario Robespierre che si fa blandire dalla buona Tv di Simona Ventura – complimenti per il coraggio che stavolta vira verso la sfacciataggine – e non fa decapitare Maria Antonietta.

Ora mi è capitato di vedere lo spot in cui “buono anche tu” è riferito a Karl Marx.

Potevo aspettarmi qualcosa di tanto diverso dal molto cattolico Alessandro D’Alatri. Uhm… no.
Che bello, eh? Il potere di far passare per rabbonibile uno che teorizzava la negatività delle religioni era troppo irresistibile per un irrazionale come lui.
Il grottesco non gli sarebbe ricapitato più.
Quale migliore occasione?

E qualcosa d’altro dal questuante direttore generale della Rai, Cappon? Sono giorni che va in giro dicendo che la sua azienda non può andare avanti senza un aiuto dello Stato.
Claudio, vai tranquillo, Mediaset val ben più dell’anticomunismo e del clericalismo.
Non vi daranno mezzo euro in più.

Buone feste buone a tutti.

di marco dewey

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Nuovo episodio Zenga-Varriale nel dopo Catania – Roma

21 dicembre 2008, domenica

Ci risiamo.
Proprio non ce la fanno a non beccarsi Zenga e Varriale.
Solo che qui viene fuori una tensione per nulla.
Qui viene fuori la suscettibilità di Walter.

I fatti. Il Catania vince in casa contro la Roma.

Gran risultato, soprattutto per i tifosi del Catania, perché dal 7-0 subito due anni fa all’Olimpico se la sono legata al dito.
Al tempo le polemiche e l’astio dei siciliani furono alimentati dall’ex allenatore Baldini, che invocò il rispetto che a un certo punto della partita una squadra dovesse avere per l’altra.

Zenga voleva che si parlasse del Catania, della grande vittoria, del gioco, e invece Varriale va a pescare un momento di nervosismo a fine gara. Nervosismo che ha caratterizzato tutta la partita.

Sembra che il romanista Mexes abbia colpito il rosso-azzurro Paolucci e Zenga è fatto vedere mentre è trattenuto e un po’ agitato ne chiede conto a qualcuno, forse il quarto uomo, l’arbitro oppure altri romanisti, e i suoi uomini sono intenti a bloccare le sue intemperanze.

Nel sottopasso poi segue più o meno una caccia a Mexes.

Sembra che Zenga abbia voglia di tirarla per le lunghe e non risponde alla domanda per una volta abbastanza legittima di Varriale. Pare che voglia buttarla in cagnera, ma in realtà poi si accontenta solo di non rispondere, lasciando svelare il retroscena alla giornalista che lo intervistava a Catania.

Successo niente, solo un nuovo episodio dell’antipatia fra il burbero e permaloso Zenga e il rompiscatole e provocatore Varriale.  Non finirà qui.

di marco dewey

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Zenga e Varriale. Il video del pesante episodio della querelle a Stadio Sprint.

16 novembre 2008, domenica

I fatti che precedono la lunga telenovela fra Zenga e Varriale sono questi: Zenga, che veniva da due sconfitte con Udinese e Lazio, la settimana scorsa, arrabbiato perché messo in discussione prima dal pubblico e poi dalla stampa perfino dopo la vittoria contro il Cagliari, si rifiuta di ottemperare al dovere di rilasciare la consueta intervista a Stadio Sprint. [Si pentirà, e si scuserà per la sua reazione eccessiva in una conferenza stampa di tre giorni dopo, pur chiarendone i motivi].

Varriale, che dimostra la fine capacità di comprensione dell’animo umano e la carineria di un bulletto, quel giorno non fa mancare all'”amico” Walter lo stigma per non aver adempiuto agli obblighi che la Lega Calcio ha con la televisione di Stato.
E anzi, condanna molto a lungo Zenga anche per la riconoscenza che avrebbe dovuto avere nei confronti della Rai “per averlo tirato fuori da un certo dimenticatoio e averlo proposto come apprezzato opinionista“.

Nella conferenza stampa di mercoledì, quella delle scuse, il tecnico del Catania, in polemica con Varriale: “Non sapevo di avere in Rai il mio procuratore. E allora se è così bravo come mai non mi ha evitato tanti anni di giri all’estero? Si è preso il merito di avermi trovato squadra. A me che per dieci anni ho fatto una dura gavetta, girando per il mondo a fare esperienza”.

Con lo stesso spirito arrivano entrambi al nuovo contatto, all’intervista dovuta di oggi.
Non ricordo assolutamente quale sia stata la scintilla, ma fatto sta che il conduttore prende come al solito ogni pretesto per la rissa televisiva e dopo che l’ex portierone comunica a tutti che non risponderà alle domande di Varriale, il giornalista invece di mediare cerca lo scontro sapendo quali saranno le conseguenze. Prende sin da subito qualsiasi frase e una richiesta di stare al suo posto per delle minacce, mentre invece alle vere minacce di Varriale, Zenga rispondeva cose tipo “Sono qui che tremo”, “che paura che ho!”.

Vedremo come seguirà, ma le parole grosse sono volate.

La mia simpatia immediata va a Walter Zenga.
Non per altro. E’ solo che è una vita che odio i metodi da giornalista d’assalto di Varriale, uno che sfrutta ogni situazione della diretta non per capire le ragioni o per parlare di calcio, ma per mettere in imbarazzo il suo interlocutore.
Le classiche domande odiose che nessuno si permetterebbe di fare perché scontate, trash, di cattivo gusto lui le fa. Le fa sempre.
Vieppiù ora che ha raggiunto un po’ di potere con la conduzione di questa trasmissione.

La protervia che ha dimostrato oggi, le allusioni ai problemi già avuti con allenatori dalla personalità ben maggiore di quella di Zenga (Mourinho) danno la cifra di chi sia Enrico Varriale.
Zenga sarà pure un fumino, ma chi conosce Varriale lo evita. Se può.

Qui il link al video.

di marco dewey